Classifica personale di enavico

Particolare gioco di trick taking, con un bel twist.

Filler spassoso, ricco di bluff.

Essenziale, astratto, elegante, con un twist originale (l'uso e il ruolo delle carte nel gameplay). La risoluzione in sequenza delle maggioranze unita all'impiego dei dadi rende difficoltosa e poco spsesso poco controllabile la fase di pianificazione. Rimane comunque un bel filler veloce, mentalmente impegnativo e per nulla scontato.

Amplia il player count e soprattutto migliora la meccanica che determina l'ordine di turno.

Buona alternativa a Patchwork, giocabile fino in 4.

Una raccolta di piccoli giochi che funziona e si rivela uno strumento utile anche alla divulgazione ludica.

Particolare gioco di bluff studiato per 2 giocatori.

Gioco caotico con fase di costruzione cargo spaziale in tempo reale: a suo modo può essere molto divertente (deve piacere il genere) e pure adatto a giocatori alle prime armi.

Gioco di negoziazione a obiettivi nascosti da cui mi aspettavo decisamente di più.

Buona aggiunta per RFTG, ma per nulla essenziale.

Buon piazzamento tessere con tematica pucciosa quanto serve.

Diverso da 13 Giorni, e parimenti un buon titolo per vivere alcune dinamiche e sensazioni simili a Twilight Struggle, dedicandovi però molto meno di metà del tempo di gioco.

Nulla di nuovo sotto al sole, giusto un buon peso medio con un impatto della fortuna più accentuato che nella media degli eurogame, e un'ambientazione un attimo più sentita rispetto ad altri german.

Sulla carta poteva essere il mio gioco preferito... e invece è solo un "buon" gioco, il cui risultato è per certi versi inferiore alla somma delle sue parti.

Espansione complessivamente superflua per Le Havre.

Buon titolo con un'interessante gestione della ruota delle risorse.

Titolo ad ambientazione storica che tenta di risolvere il classico problema dei semi-cooperativi in un modo molto particolare: legando la vittoria ad un'estrazione casuale da un sacchetto in cui finirà un numero variabile di token delle tre fazioni. Un buon gioco, con una trovata molto originale e coraggiosa.

Estende il player count e cambia qualche regola di Dixit, ma a mio avviso non ne esce un gioco necessariamente migliore.

Bel family, ben ambientato e pieno di possibili cattiverie.

Discreto dudes on a map.

L'inizio della rondella, poi ripresa in altri capolavori di Gerdts.

Gioco che combina bene deck building e piazzamento lavoratori, ma che ha deluso le aspettative: non emerge a dovere il tema, e alcune meccaniche (carte intrigo, combattimento) le ho trovate qualitativamente rivedibili. 

Gioco che nonostante l'età avanzata si difende ancora. Le scelte limitate e il ruolo della fortuna pesano, ma le sue meccaniche sono ancora oggi degne d'interesse.

Darwin's Journey è un buon gioco, sia chiaro. Alcune sue idee sono degne di nota (vedi piazzamenti lavoratori con vincoli e specializzazioni).
A non essere soddisfacente, però, è la ricetta di fondo che propone: a conti fatti, se si ha un minimo di esperienza sulle spalle, si riconoscono subito una serie di elementi mutuati da altri titoli. Il problema è che questi elementi, al di là degli stilemi ricorrenti di Luciani, attingono a un genere che ritengo una deriva frequente del game design contemporaneo. Mi riferisco alle plance personali ricolme di bonus e tracciati, con alcuni tra quelli sbloccabili che paiono migliori di altri, ai mille tracciati conditi da bonus e possibili combo a pioggia, nonché punti vittoria distribuiti a caso sul percorso, ai vari mini-giochi tenuti insieme principalmente da altri bonus e appunto dalle tante combo possibili. Tutte cose che paiono uscite dai titoli meno ispirati di Pfister, giusto per citare il primo autore che mi è venuto in mente giocandoci.
Ciò fa di Darwin's Journey un cattivo titolo? Certo che no: funziona, fa il suo dovere, appagando i giocatori con un certo tipo di gameplay.
Solo, valutandolo in una prospettiva di originalità e di qualità delle scelte di design (che preferisco siano ispirate a concetti quali eleganza, verticalità e coesione delle meccaniche), il voto è purtroppo rivisto al ribasso.